Il principio fondante del BMW Art Car Project è considerare l’auto come una tela sulla quale esprimere la propria arte. Una storia che da oltre 45 anni lega il marchio tedesco al mondo dell’arte, un progetto che non solo nobilita le auto bavaresi, ma coinvolge in un unico oggetto, le auto, l’arte e la tecnologia.
Nel 1975 Hervé Poulain, pilota in gare endurance decide, in collaborazione con l’allora direttore di BMW Motorsport Jochen Neerpasch, di far dipingere la sua auto da corsa. In vista della 24 Ore di Le Mans 1975, Poulain commissiona all’amico artista Alexander Calder di dipingere la sua BMW 3.0 CSL.
Calder, non nuovo alla pittura su “oggetti”, crea un dipinto fatto di tratti curvi e linee rette in 4 colori, dando un senso di grande dinamicità all’auto. Quella vettura, intrinsecamente un testamento artistico per Calder che morì l’anno seguente, diede vita a una collezione di auto artistiche a cui BMW negli anni ha dato molto spazio e risalto, coinvolgendo alcuni tra gli artisti più importanti del nostro tempo.
Sono 19 gli artisti internazionali che hanno progettato modelli BMW, tra i quali alcuni dei nomi più rinomati del nostro tempo: Alexander Calder (1975), Frank Stella (1976), Roy Lichtenstein (1977), Andy Warhol (1979), Ernst Fuchs (1982), Robert Rauschenberg (1986), Michael Jagamara Nelson (1989), Ken Done (1989), Matazo Kayama (1990), César Manrique (1990), AR Penck (1991), Esther Mahlangu (1991), Sandro Chia (1992) , David Hockney (1995), Jenny Holzer (1999), Olafur Eliasson (2007), Jeff Koons (2010), John Baldessari (2016), Cao Fei (2017).
Elaborazione testi e ricerca fotografica: Buonocunto Mario
Photos courtesy of BMW Press
1975 ALEXANDER CALDER / BMW 3.0 CSL
Chi se lo sarebbe immaginato, nel 1975, che l’auto da corsa BMW 3.0 CSL creata dal pittore americano Alexander Calder avrebbe dato il via a una collezione artistica oggi diventata leggendaria?
Nessuno, neanche in BMW. Fu Hervé Poulain a fare il primo passo con la casa automobilistica. L’idea delle BMW Art Cars non scaturì quindi da un piano di un reparto marketing, come conferma anche Thomas Girst, manager del cultural engagement nel BMW Group.
1975 ALEXANDER CALDER / BMW 3.0 CSL
E fu ancora Poulain a mettersi alla guida della BMW 3.0 CSL, con il no 93, nella 24 Ore di Le Mans. L’obiettivo non fu raggiunto, ma la variopinta automobile di Calder ebbe una risonanza straordinaria. Era il segnale di partenza per le BMW Art Cars.
1976 FRANK STELLA / BMW 3.0 CSL
Appena un anno dopo, il connazionale di Calder, Frank Stella, proseguì sulla stessa strada. Anche lui partì da una BMW 3.0 CSL, che a sua volta si presentò al via della gara di durata di Le Mans, con il numero 21.
Per un fan dei motori come Stella, creare la BMW Art Car no 2 fu un vero e proprio onore. Il design della sua opera d’arte automobilistica si rifaceva alle basi tecniche dell’oggetto originale.
1976 FRANK STELLA / BMW 3.0 CSL
Nacque così una retinatura che produceva l’effetto di una carta millimetrata gigantesca. Il tutto in bianco e nero, perché ai box di partenza il veicolo da corsa dall’enorme potenza di 750 CV spiccasse tra i rivali, perlopiù colorati. Come per il veicolo di Calder, fu Walter Maurer, il leggendario maestro di pittura di BMW, a occuparsi della realizzazione.
1977 ROY LICHTENSTEIN / BMW 320i TURBO
L’anno successivo, nel 1977, fu il turno della terza BMW Art Car, creata di nuovo da un americano. L’artista Pop Art Roy Lichtenstein impiegò i suoi tipici “Ben-Day dots”: sulla fiancata della BMW 320i Turbo sembra che sfili un paesaggio.
1977 ROY LICHTENSTEIN / BMW 320i TURBO
E non potrebbe essere altrimenti. Neanche questa auto da corsa è nata come pezzo da museo, ma dando invece prova di sé nell’aspro mondo degli sport automobilistici, naturalmente a Le Mans. I piloti Hervé Poulain e Marcel Mignot portarono l’auto con il numero 50 in nona posizione nella classifica generale e in prima posizione nella classifica della sua categoria.
1979 ANDY WARHOL / BMW M1
L’esempio più noto di BMW Art Car è la BMW M1 dipinta da Andy Warhol di suo pugno. La supercar della casa bavarese è già di per sé una leggenda. Grazie al design del famosissimo artista Pop art, la BMW M1 in versione da corsa divenne probabilmente una delle automobili più di valore della storia.
1979 ANDY WARHOL / BMW M1
C’era una cosa che legava Warhol ai suoi predecessori: neanche lui ricevette un compenso per il lavoro. Ma a differenza loro, invece di allestire un modello a grandezza naturale e far dipingere l’auto ad altri, l’americano mise mano all’auto in prima persona. “Ho provato a mettere in immagini la velocità.
1979 ANDY WARHOL / BMW M1
Quando un’auto va molto veloce, i colori e le linee si confondono” disse Warhol a proposito dell’opera. E fu lui stesso un esempio tangibile di questa velocità, perché in soli 28 minuti applicò sei chili di colore. Ben presto anche l’auto da corsa a motore centrale partecipò – onore a le merito – alla sua unica corsa: la 24 Ore di Le Mans del 1979. Ottenuto un sesto posto nella classifica generale, la corritrice variopinta passò al museo BMW.
1982 ERNST FUCHS / BMW 635 CSi
La numero 5 è un’auto che scotta! Nel 1982 l’austriaco Ernst Fuchs si prese in carico una BMW 635 CSi. Da lì nacque “La volpe di fuoco a caccia di lepre”, la prima BMW Art Car basata su un’auto di serie, nonché la prima a essere fin dall’inizio un puro pezzo da esposizione. Fino ad allora Fuchs era noto per gli ampi dipinti religiosi. La sua interpretazione della car art vi si distaccava molto, ma è diventata comunque un’icona. Anche grazie alle fiamme che spiccano sullo sfondo nero.
1982 ERNST FUCHS / BMW 635 CSi
1986 ROBERT RAUSCHENBERG / BMW 635 CSi
La sesta Art Car risale a un altro precursore della Pop Art, nonché altro americano: Robert Rauschenberg. Anche questa BMW, una 635 CSi, non si è mai presentata ai blocchi di partenza di una competizione. Ad oggi è però l’unica BMW Art Car che si è unita al traffico stradale, guidata da Rauschenberg in persona! L’artista creò la sua opera avvalendosi di opere di altri artisti, che lui elaborò con tecniche fotografiche e poi applicò sulla carrozzeria della BMW Coupé, con l’aiuto di lamine. Nacquero così collage tipici dello stile di Rauschenberg. Tra le altre cose, con la sua BMW 635 CSi, l’artista volle mettere in luce il modo in cui i tre mondi di arte, natura e tecnica dipendono l’uno dall’altro.
1986 ROBERT RAUSCHENBEG / BMW 635 CSi
1989 MICHAEL JAGAMARA NELSON / BMW M3 Gruppo A
Con Micheal Jagamara Nelson, fu un artista australiano a firmare la BMW Art Car no 7. Una BMW M3 nera in versione da corsa preparata per il Gruppo A diventò, in sette giorni di duro lavoro certosino, un’opera d’arte che riflette la cultura e il territorio del popolo indigeno australiano, gli aborigeni. In questo, l’artista fu supportato da diversi artisti amici. Per custodire l’arte della propria cultura, gli aborigeni tracciano disegni criptici e creano motivi che si tramandano di generazione in generazione con pitture rupestri.
1989 MICHAEL JAGAMARA NELSON / BMW M3 Gruppo A
Anche la BMW M3 sembra quindi un grande enigma colorato. Parlando del processo creativo, Nelson disse che nelle immagini della BMW aveva reinterpretato i propri sogni. Il che fa di questa BMW Art Car una vera e propria auto da sogno.
1989 KEN DONE / BMW M3 Gruppo A
Nel 1989 fu ancora il turno di un australiano, con Ken Done e la BMW Art Car no 8. Come Nelson, anche lui si basò su una turismo BMW M3 preparata per il Gruppo A. Ma a differenza dell’auto precedente, la sorella minore raffigurava l’Australia moderna. Done attirò l’attenzione fin dai primi sguardi, perché la sua creazione ha soprattutto una caratteristica: è colorata. L’obiettivo dell’artista era illustrare, nella sua BMW Art Car, gli aspetti allegri della sua patria.
1989 KEN DONE / BMW M3 Gruppo A
Si distinguono natura, sole e mare, ma anche pesci e pappagalli. Si potrebbe descrivere la BMW M3 di Done con un semplice attributo: positiva! Come l’opera di Nelson, anche la questa BMW M3 percorse i tracciati australiani, prima di diventare un pezzo da museo.
1990 MATAZO KAYAMA / BMW 535i
Con la BMW Art Car no 9 la scelta ricadde su una macchina di serie: una BMW 535i. Fu la prima Art Car creata da un artista asiatico e colpiva per il suo aspetto piacevole e discreto. Il giapponese Matazo Kayama avvolse la BMW Serie 5 in un abito aerografato. Con l’aiuto di uno speciale procedimento di doratura, creò sulla carrozzeria un paesaggio stilizzato, plasmato da un fiume. Kayama stesso citò la sua fonte d’ispirazione: “La mia opera deve avere l’aspetto di un cristallo di neve.”
1990 MATAZO KAYAMA / BMW 535i
1990 CESAR MANRIQUE / BMW 730i
Per il quindicesimo anniversario non ufficiale delle Art Car, César Manrique poté contribuire al progetto “Arte su ruote”. Per farlo, nel 1990 l’avanguardista spagnolo scelse una BMW serie 7. E quando nei colori variopinti e nelle forme astratte che rivestono la carrozzeria, gli osservatori riconoscono elementi della natura, ne hanno ben donde. Perché Manrique prese a modello la natura dell’isola di Lanzarote. Il nero del design rappresenta le pietre laviche dell’isola delle Canarie, il verde la foresta pluviale e il rosso la vita. Nelle forme indefinite si riconosce poi ciò che per Manrique è essenziale in un’automobile: trasportare rapidamente i passeggeri.
1990 CESAR MANRIQUE / BMW 730i
1991 A.R. PENCK / BMW Z1
Il modello di BMW decorato secondo il proprio estro dall’artista tedesco A. R. Penck – all’anagrafe Ralf Winkler – è già di per sé un’opera d’arte, una rarità: la BMW Z1. Grazie al linguaggio formale radicalmente nuovo per l’epoca e la ritrazione degli sportelli, la BMW Z1 è ancora oggi una pietra miliare della storia automobilistica della casa bavarese.
1991 A.R. PENCK / BMW Z1
Penck diede il suo contributo alla schiera di BMW Art Cars quattro anni dopo la messa su strada della cabrio. Ispirandosi alla pittura rupestre, ideò personaggi e disegni astratti. Il significato? Provate voi stessi a decifrarlo. L’artista non ha mai accennato a un’interpretazione, che sicuramente contribuisce al fascino irradiato da questa artistica auto sportiva.
1991 A.R. PENCK / BMW Z1
1991 ESTHER MAHLANGU / BMW 525i
Nel 1991, questa appariscente Serie 5 completò la prima dozzina di Art Car. E ancora più degno di nota: per la prima volta la creatrice di una BMW Art Car fu una donna. Il design è facilmente identificabile in una reminiscenza della cultura africana. In concreto Mahlangu si basò sulla propria “tradizione tribale di arredare la casa”, come lei stessa commentò la propria opera, utilizzando una fantasia chiamata Ndebele.
1991 ESTHER MAHLANGU / BMW 525i
Una tradizione trasmessa di generazione in generazione e solo tra donne. L’artista si prese una settimana per foggiare il suo contributo al progetto. Come la maggior parte di quelle che l’hanno preceduta e che l’hanno seguita, l’auto numero 12 è puramente un’opera per il BMW Museum. E naturalmente un pezzo unico.
1992 SANDRO CHIA / BMW M3 GTR
Questo prototipo da corsa della BMW M3 GTR fu la tela di Sandro Chia. Stavolta fu l’artista italiano a rivolgersi a BMW con la preghiera di collaborare al progetto. Il risultato lascia il segno: da ogni lato, chi osserva l’auto sembra essere a sua volta sotto osservazione, perché sulla superficie della carrozzeria campeggiano visi con gli occhi spalancati. Sandro Chia commentò così: “Molti occhi si posano su un’auto. E la gente la guarda. Questa auto riflette i loro sguardi.”
1992 SANDRO CHIA / BMW M3 GTR
1995 DAVID HOCKNEY / BMW 850 CSi
Il viaggio delle Art Car prosegue dall’Italia verso la Gran Bretagna. Perché anche la superstar inglese David Hockney entrò a far parte della collezione con la sua BMW Art Car. In questo caso, BMW aveva cercato per lungo tempo di reclutare l’artista, riuscendo infine nell’impresa. La BMW 850 CSi di Hockney fu il risultato di un lungo processo di realizzazione, perché che non si trattasse semplicemente di applicare un po’ di colore fu l’artista stesso a renderlo noto. Con i suoi mezzi pittorici Hockney smontò l’auto e la rivoltò completamente, mostrando così a tutti cosa si nasconde secondo lui sotto la carrozzeria, la pelle dell’auto: affascinante tecnologia.
1995 DAVID HOCKNEY / BMW 850 CSi
1999 JENNY HOLZER / BMW V12 LMR
Fast Art: si potrebbe riassumere l’opera di Jenny Holzer con questa espressione chiave. Almeno per quanto riguarda l’oggetto di partenza, una BMW V12 LMR per la 24 Ore di Le Mans. L’artista è nota soprattutto per parole critiche e dichiarazioni che stimolano la riflessione, riecheggiano e polarizzano.
1999 JENNY HOLZER / BMW V12 LMR
In questa BMW Art Car, espressione del suo tipico stile, introdusse sulla vernice bianca dell’auto da corsa espressioni realizzate con lettere cromate riflettenti e lamina fluorescente. Un esempio: “You are so complex you don’t respond to danger” (Con la tua complessità non reagisci al pericolo). State riflettendo sul significato? Allora Holzer ha centrato l’obiettivo.
1999 JENNY HOLZER / BMW V12 LMR
2007 OLAFUR ELIASSON / BMW H2R
La Car Art di Ólafur Elíasson si discosta drasticamente dal resto dei veicoli della collezione. La BMW Art Car del danese di origini islandesi rappresentò una rottura radicale con le precedenti. L’auto quasi non si riconosce, l’oggetto appare come un enorme bozzolo. Elíasson è noto per creare un tipo di arte in cui si misura con la natura e i fenomeni fisici. Tanto quanto il veicolo che ispirò la sua opera, perché sotto l’involucro c’è un prototipo da corsa che funziona a idrogeno.
2007 OLAFUR ELIASSON / BMW H2R
Ma tornando al bozzolo: per formare l’involucro della BMW H2R furono assemblate lamierine di metallo, poi irrorate di acqua dentro un’enorme cella frigorifera. Nacque così una corazza di ghiaccio che imprigiona l’auto. L’oggetto mobile diventa immobile: è l’approccio scelto da Elíasson per occuparsi della sostenibilità della nostra società.
2007 OLAFUR ELIASSON / BMW H2R (Fase di lavorazione del progetto)
2010 JEFF KOONS / BMW M3 GT2
Ad una lista di artisti di questo calibro non poteva ovviamente mancare Jeff Koons. L’artista segnò la ricomparsa della Pop art e il conseguente ritorno alle origini della collezione BMW Art Car. Sembra che la BMW M3 GT2 dell’americano voglia esprimere con ogni fibra della carrozzeria: “Sono veloce!”.
2010 JEFF KOONS / BMW M3 GT2
Gli elementi di colori sgargianti paiono addirittura volare intorno all’auto. Anche da ferma dà l’impressione di voler partire di scatto, addirittura di scoppiare di potenza. Nel 2010 la creazione di Koons si presentò al via della 24 Ore di Le Mans e si guadagnò il cuore del pubblico, un altro aspetto che lega questa BMW Art Car alle antenate.
2010 JEFF KOONS / BMW M3 GT2
2017 CAO FEI / BMW M6 GT3
Questa BMW Art Car é una creazione dell'artista multimediale Cao Fei. In omaggio al materiale di molte auto da corsa, il carbonio, l’artista cinese ne scelse la struttura come colore di sfondo per il suo progetto. Ma è solo con l’app associata che la BMW Art Car numero 18 si manifesta in tutta la sua efficacia. Perché, grazie alla realtà aumentata, l’auto nera diventa l’occhio di un ciclone di colori che le infuriano intorno. In questo modo Cao Fei fonde il mondo digitale con quello reale.
2017 CAO FEI / BMW M6 GT3 (Fotogramma)
2016 JOHN BALDESSARI / BMW M6 GTLM
Un grande esempio di BMW art fu anche la BMW M6 GTLM realizzata da John Baldessari nel 2016. I fan delle BMW Art Cars dovettero sopportare un’attesa lunga sei anni, prima di potersi lasciare sorprendere da una nuova opera. Baldessari impiega elementi minimi, ma su superfici grandi e con un’efficacia altissima. Il nome è tutto un programma e lo si legge in grande sugli sportelli: “FAST”. Velocità, perché è di quello che si parla quando in ballo ci sono auto sportive come la BMW M6 GTLM. O, nelle parole dell’artista stesso: “La BMW Art Car è senza dubbio l’opera d’arte più veloce che abbia mai creato!”
2016 JOHN BALDESSARI / BMW M6 GTLM