Presentata al NAIAS di Detroit nel 1989 la Plymouth Voyager III, (alcune fonti la citano come Chrysler Voyager III), ha attirato l'attenzione di tutta la stampa ed occupato più spazio sui mezzi d'informazione di tutti gli altri prototipi presentati quell'anno.
La possibilità di trasformare un mega-van in una vettura da città semplicemente sganciando la parte posteriore ha mandato in visibilio il pubblico dell'autoshow.
Ma la vettura presentava molti problemi tecnici da risolvere, come ad esempio la rigidità della connessione o la complessità della retrattilità delle ruote centrali.
Problemi che si sono rivelati insormontabili, come ammesso da Robert Lutz di Chrysler Motors, oltre alle difficoltà burocratiche riguardo la specifica da inserire nel foglio di immatricolazione.
La Chrysler affermava che la Voyager III non era un veicolo da costruire nei prossimi cinque anni, e neanche dieci. Ma il concetto era interessante e il progetto era da studiare.
Il motore utilizzava come combustile il propano, in previsione del futuro fabbisogno di un carburante alternativo. Con il modulo posteriore collegato e a pieno carico di passeggeri e/o di merci, questo motore non poteva però fornire sufficiente potenza di traino, quindi era necessario un secondo gruppo propulsore, un motore a benzina da 2,2 litri montato nel modulo posteriore.
Una volta raggiunta la velocità di crociera desiderata, il motore posteriore poteva essere tagliato, per la massima economia e le minime emissioni.
La mini auto aveva una sola fila di sedili con tre posti, il modulo posteriore invece aveva due file che potevano ospitare altre cinque persone.
La mini auto da sola misurava 2642 mm di lunghezza.
Fonte: ArchivioPrototipi.it
Image Credit: Plymouth