Le concept cars dovrebbero essere le auto dei sogni, e poche auto lo hanno esemplificato meglio della Chrysler Turboflite del 1961, una joint venture tra Chrysler e lo studio di design italiano Ghia.
Facendo riferimento al fascino dell'America per i voli spaziali, la Turboflite assomigliava in qualche modo ad un missile da strada e persino il suo motore a turbina ipotizzava di un futuro in cui i motori a pistoni sarebbero stati riservati ad apparecchi come tosaerba e spazzaneve.
Sebbene il futuro previsto dalla concept Turboflite non si sia mai materializzato, l'auto ha lasciato una grande influenza sul settore che si è poi estesa ben oltre la linea di prodotti della Chrysler.
Come le concept GM Firebird degli anni '50, la Chrysler Turboflite prese in prestito molti spunti stilistici dal design degli aerei.
La sua area frontale era stata ridotta per ridurre la resistenza e per migliorare ulteriormente il flusso d'aria, i fari erano posizionati sotto il bordo anteriore dei parafanghi quando non erano in uso.
Invece di un tetto convenzionale, la Turboflite montava una specie di baldacchino che si alzava ed inclinava automaticamente verso l'alto quando veniva azionata la maniglia.
Questo, in combinazione con le porte convenzionali, consentiva un facile accesso ed uscita dagli interni, sebbene con questa tipologia di progetto si eliminasse ogni possibilità di utilizzare finestre convenzionali.
Nella parte posteriore, un paio di stabilizzatori verticali salivano dalla sommità dei parafanghi per formare un'ala a "manico di cesto", non molto diversa da quella che sarebbe poi apparsa sulla Dodge Daytona.
L'ala montata sulla Turboflite non era lì solo per aggiungere carico aerodinamico alle ruote posteriori, ma serviva da freno aggiuntivo, aiutando il guidatore a ridurre drasticamente la velocità aumentando la resistenza all'aria.
Il motore, il Chrysler CR2A, scelto per l'uso nella Turboflite era stato notevolmente migliorato rispetto alle versioni precedenti, grazie al suo design innovativo degli ugelli a turbina variabile.
Questo riduceva il tempo necessario affinché la turbina raggiungesse la piena velocità operativa, da sette secondi ad solo un secondo e mezzo, producendo un'accelerazione simile a un motore a pistone convenzionale.
L'ugello a turbina variabile contribuiva a ridurre il consumo di carburante, e in un test del motore (montato su un prototipo Dodge Dodge del 1962), Chrysler affermò che esso consumava meno carburante rispetto ad un veicolo con motore a pistoni.
All'interno, la Turboflite era ugualmente impressionante, vantando posti a sedere futuristici (rifiniti in alluminio spazzolato) ed una illuminazione elettroluminescente nei pannelli delle portiere e nella strumentazione.
Mentre alcuni indicatori (come il contagiri e il tachimetro) erano convenzionali, il pannello, in stile aeromobile, comprendeva anche un pirometro per misurare le temperature dei gas di scarico in ingresso.
La sorprendente concept car non raggiunse mai la produzione. La Chrysler continuò a sviluppare il motore a turbina per l'uso nelle autovetture, ma anche questo alla fine risultò infruttuoso, poiché gli inconvenienti del motore, come le alte temperature dei gas di scarico, superarono in definitiva i suoi benefici.
Fonte: ArchivioPrototipi.it
Image Credit: Chrysler