Ho avuto la fortuna di conoscere ed intavolare splendide conversazioni sull'evoluzione dello stile, seppur in modo epistolare, con Paolo Martin e aldilà della genialità delle intuizioni avute nel corso della sua carriera di designer, mi ha sempre colpito la razionale semplicità che ha dimostrato nell'approcciare i problemi connessi allo studio delle linee di un'automobile. Semplicità frutto del dono di essere un uomo cresciuto con la cultura del lavoro, quella dove per dimostrare le proprie idee ci si "sporca" anche le mani, immaginando già l'opera scolpita nella mente in tre dimensioni. (NdR)
Alcune delle vetture disegnate da Paolo Martin
Paolo Martin nasce nel maggio 1943 a Torino. Ha iniziato la carriera di designer nel 1960 presso lo Studio Michelotti lavorando oltre 5 anni a fianco del famoso carrozziere, imparando le tecniche relative al disegno e la costruzione di modelli e prototipi di automobili. Dopo un anno alla Carrozzeria Bertone, dove realizza l'anteriore della Simca 1000 e gli interni della Alfa Romeo Montreal, nel 1967, a soli 24 anni, viene nominato responsabile del Centro Stile Pininfarina e, sotto la supervisione di Sergio Pininfarina e Renzo Carli, nascono modelli innovativi.
1968 Pininfarina Dino Berlinetta Competizione
1967 Pininfarina Sigma GP - Photo Credit: Archivio Prototipi.it
I sei anni alla Pininfarina sono molto importanti per lui. E' impegnato nella realizzazione di prototipi prestigiosi e nella costruzione di importanti auto di serie: la Dino Ferrari Berlinetta del 1968, la Peugeot 104, la Fiat Dino Parigi, la Sigma G.P., l'Alfa Romeo 33 Roadster, le sportive Fiat 130 Coupé, Lancia Beta Montecarlo e Rolls-Royce Camargue, la BMC 1800, la Fiat Dino Ginevra e tante altre ancora.
1968 Pininfarina Alfa Romeo P33 Roaster
1967 Pininfarina Fiat Dino Parigi
Sicuramente il modello che meglio rappresenta la genialità di Paolo Martin è la Ferrari Modulo, una dream car dalle linee avveniristiche che fece divenne la star indiscussa del Salone dell'Automobile di Ginevra nel 1970. La linea sembra uscita da un film di fantascienza: bassissima, filante, con le ruote celate dietro carenature e priva di portiere perché l’accesso all'abitacolo era decisamente scenografico ed avveniva con lo spostamento in blocco del grande parabrezza, parte del tetto e i finestrini. La soluzione, oltre alla funzione stilistica, permetteva una linea particolarmente bassa: infatti la Modulo arrivava a soli 93 centimetri di altezza da terra. La Modulo non stupisce solo all’esterno, ma anche dentro, dove sono stati ripensati completamente anche la disposizione dei comandi e l’interfaccia con il pilota, concentrando i vari pulsanti in una sfera (nella maquette ricavata da una palla da bowling) rivolta verso il guidatore.
1970 Pininfarina Ferrari Modulo
1970 Pininfarina Ferrari Modulo
1970 Pininfarina Ferrari Modulo
Lasciata la Pininfarina nel '73, passa a dirigere il Centro Stile Ghia appartenente al Gruppo De Tomaso, dove realizza molti ciclomotori della gamma Benelli e le "mitiche" Moto Guzzi 850 Le Mans e 1000 California.
Dal '76, come designer indipendente, collabora con numerosi marchi del settore automobilistico e motociclistico (BMW, Fiat, Nissan, Subaru, Piaggio, Gilera, ecc.) e si occupa del design di barche e oggetti di consumo.