1967 S.I.V.A. SIRIO

Tutto iniziò intorno alla metà degli Anni Sessanta, quando la Ford produceva e commercializzava in Italia auto di target medio elevato: Anglia, Cortina, Corsair, Zodiac.

Al Salone di Torino del 1966 la Bizzarrini presentava la "piccola" 1900 "Europa" (103 CV) affiancata alla "supermaggiorata" 5300 GT Strada. La Ferrari alla Dino GT 2 litri da 160 CV affiancava la potente 246 GT e perfino la Fiat seguì tale indirizzo con la Fiat Dino.

Sembrava che le case automobilistiche volessero coprire una fascia di mercato rimasta scoperta, che si collocava tra le GranTurismo Alfa Romeo dal costo medio di 3 milioni di lire e le Porsche 911 2000 il cui prezzo si aggirava intorno ai 4,5 milioni.

Così, nella mente di Achille Candido, cominciò ad affermarsi la convinzione che potesse avere successo un coupé agile e grintoso dalla linea accattivante che fosse il giusto mix di sicurezza e contenuti stilistici.

Quale migliore "piazza" se non quella di Torino, in quegli anni la "Capitale Europea dell'Automobile", dove una miriade di officine ed opifici erano in grado di riprodurre da disegno volanti, sedili, fanaleria e predisporre sofisticate elaborazioni meccaniche?

Nacque così la collaborazione con Stile Italia che produsse tre prototipi e quella conseguente con Conrero che portò il motore Ford di serie 2300 cc 6 cilindri a V da 95 a ben 145 CV.

Stile Italia dava proporzioni e misure e realizzava i disegni forniti dal progettista leccese. Doveva essere un bel coupé molto leggero e veloce, ma anche robusto e sicuro: struttura portante in scatolati di alluminio, scocca in alluminio a cedimento differenziato. Canna dello sterzo con snodi. Sospensioni indipendenti sulle quattro ruote.

Motore posteriore centrale. Roll bar robusto e ben integrato nel disegno della carrozzeria e poggiatesta di serie. Perfino le maniglie degli sportelli dovevano, per ragioni di sicurezza, essere a pulsante e non a leva.

Altezza della vettura solo m 1,15, Lunghezza m. 4,05, larghezza m. 1,65, passo solo m. 2,35. Il tutto contribuiva a farne un bolide da 220 km/h, contro i 210 km/h della Alfa Romeo 2600 SZ (prezzo di listino 3,97 milioni di lire).

L'idea piacque a molti. Anche alla stampa specializzata, nazionale ed internazionale, al punto, solo per portare qualche esempio, che Autosprint nel numero speciale sul Salone dell'Auto di Torino del 1967 le dedicava la prima pagina e così l'Enciclopedia dell'Automobile mentre il Giorno titolava: "Una bomba da 200 all'ora nata nel profondo Sud".

Già il "Profondo Sud". Fu proprio questo il problema. Mentre la felice matita di Michelotti dava alla Sirio una veste ancora più raffinata e filante rispetto al prototipo, Achille Candido fu contattato dal conte Sella, noto banchiere, disponibile a finanziare il "sogno".

Achille pose solo una condizione: l'auto doveva essere assemblata e commercializzata a Lecce. La risposta, ovviamente, fu negativa. Achille cercò consenso e appoggio nella sua città. Non solo non fu compreso, ma non gli fu data alcuna possibilità.

Passò del tempo. Troppo. Nascevano nuovi modelli con molte delle caratteristiche che avrebbero reso la Sirio innovativa.

Achille Candido, invece, dovette ridestarsi da un bellissimo sogno.


Fonte: ArchivioPrototipi.it
Image Credit: n.d.