Normalmente quando parliamo di Innocenti, associamo il marchio alla Lambretta o alle vetture costruite su licenza del gruppo inglese BMC come la berlina A40, ma soprattutto per la costruzione della piccola Mini. Nel 1962 Ferdinando Innocenti vuole allargare la propria gamma cercando di creare una piccola GT di prestigio. Di questa idea ne parlerà con Enzo Ferrari e nel 1963 ne viene affidata la progettazione all’ing. Alessandro Colombo.
Purtroppo l’idea di Innocenti, è anticipata dall’industriale Oronzo De Nora che nel 1962 allestì una fabbrica in via San Faustino a Milano, proprio accanto agli stabilimenti dell’Innocenti, per costruire le sue ASA, nate da un progetto venduto proprio da Ferrari all’imprenditore milanese. Inoltre l’entusiasmo di Innocenti si scontra con due problemi, l’impreparazione della fabbrica a gestire un veicolo di questa classe e la costruzione di una rete commerciale adeguata.
L’Innocenti 186 GT era dotata di un 6 cilindri a V di 1.787 cc (la metà del 12 cilindri Ferrari) con una potenza di 120 CV, accoppiato ad un cambio, di derivazione inglese, con quattro marce più overdrive e freni a disco sulle 4 ruote. Il motore era poi alimentato da tre carburatori doppio corpo.
I coperchi della testata erano simili a quelli utilizzati dalle Ferrari. Il motore comunque non era inedito, ma faceva parte del progetto che poi vedrà la luce sulle future Dino Ferrari. L’intero progetto vide la luce presso la Ferrari, che seguì tutte le fasi di progettazione e costruzione.
Per lo studio della Innocenti 186 GT venne costituito un gruppo di progettazione a Modena, al quale parteciparono per la Ferrari: Rocchi (motore), Salvarani (cambio e trasmissioni), Casoli (telaio) e Marmiroli (verifiche di calcolo) e per l’Innocenti il progettista Alessandro Colombo, che aveva anche la direzione del gruppo. Disegni e prototipi delle parti meccaniche vennero realizzati in breve tempo e l’autotelaio completo fu consegnato a Bertone per l’esecuzione della carrozzeria, che fu disegnata da Giugiaro, all’epoca stilista alla Bertone ed autore anche dalla ASA 1000.
Il concetto generale era ovviamente simile a quello dell’ASA 1000 GT, ma ci sono anche chiari riferimenti alle linee della Iso Rivolta GT, sempre di Giugiaro.
Il progetto venne tenuto segreto in tutte le fasi, perché la Ferrari era abituata a lavorare in questo modo e non avrebbe mai lasciato fuoriuscire alcuna informazione. Infatti, a parte la rivista Auto Italiana, nessuna altra testata giornalistica confermò le voci e la notizia, sebbene succosa, passò quasi inosservata.
Vennero assemblati due prototipi con il nome “Progetto 186 GT”. Erano quasi identici, a parte piccole modifiche al telaio.
Purtroppo nel 1964, quando ormai tutto era pronto per l’industrializzazione, l’Innocenti decise di abbandonare il progetto. Il primo prototipo venne distrutto, ma per fortuna il secondo fu accantonato in una struttura Innocenti, per poi essere dimenticata fino al 1994 quando la Fiat acquistò la Innocenti e la Maserati da De Tomaso e progettò di demolire la struttura di stoccaggio. Ermanno Cozza, memoria storica della Maserati, riuscì a salvare tutto e ad affidare la 186 GT alla Ferrari, consegnandola alle cure di Antonio Ghini, ex direttore delle comunicazioni della Ferrari.
Fonte: ArchivioPrototipi.it
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