E’ convinzione diffusa che nell’Unione Sovietica prebellica di Stalin l’attenzione fosse rivolta solo verso lo sviluppo delle industrie pesanti e dell’economia agricola, con l’automobile ed il settore della mobilità ridotti ad un ruolo comprimario. Anzi, si era cercato di inculcare nella testa dei cittadini poveri che l'auto era solo una delle tante dissolutezze del mondo capitalista. Ma si sa, i russi sono competitivi per natura e l’eco delle velocità “eccezionali” raggiunte dalle auto occidentali nelle gare era arrivato anche lì.
Nel 1938, venne dato incarico alla GAZ, lo stabilimento automobilistico di Gorky, di sviluppare un prototipo in grado di alzare l'asticella della velocità il più in alto possibile. Nasce così la GAZ GL-1, una vettura da corsa basata sulla piattaforma della GAZ M1 (peraltro copia della Ford V8-40 del 1933), con un motore 4 cilindri in grado di erogare 65 CV e che le consentiva di raggiungere i 145 chilometri orari.
Ma non era abbastanza. Nel 1940 la GL-1 viene ulteriormente sviluppata e dotata, oltre che di una nuova carrozzeria più aerodinamica, anche di un motore più potente, un 6 cilindri di 3,5 litri e 100 CV di potenza. Per la carrozzeria venne deciso di dotarla anche di un cupolino che avrebbe dovuto garantirle proprietà aerodinamiche migliori. Nel corso di alcun test, Arkady Fedorovich Nikolaev, capo del dipartimento delle prove su strada della GAZ, raggiunse una velocità di 161,87 km/h e questo la rendeva la vettura più veloce dell’Unione Sovietica. E, forse, in grado di competere con le vetture occidentali, ma l’arrivo della guerra non lo ha permesso.
Pur non avendo mai partecipato ad una sola competizione la GAZ GL-1 è diventata una specie di leggenda per gli appassionati di automobili. Purtroppo la GL-1 venne distrutta in circostanze misteriose: una versione sostiene che sia stata fatta a pezzi in fabbrica, mentre un'altra dice che sia stata distrutta durante un bombardamento della fabbrica GAZ.
Nel 2010 la GAZ GL-1 è stata ricostruita sulla base di vecchie fotografie ed oggi è esposta al Museo di Mosca.
Fonte: ArchivioPrototipi.it
Image Credit: GAZ