Raramente i remake superano l'originale. Ci sono stati innumerevoli tentativi di "reinventare" film, canzoni e, sì, automobili "per la nuova era", ma quasi tutti non riescono a catturare l'essenza dell'originale.
Il problema è duplice: in primo luogo, qualcosa che vale la pena rivisitare tende ad essere un'opera celebrata e quindi estremamente difficile da eguagliare. In secondo luogo, c'è la sensazione che coloro che saccheggiano il passato tendano a concentrarsi solo sul superficiale, senza andare a fondo nelle radici di una creazione.
Ma cosa succede se è lo stesso creatore originale a rivisitare uno dei suoi lavori precedenti?
Quasi venticinque anni dopo che la Lancia Stratos aveva cessato la sua produzione, al suo designer, Marcello Gandini, è stata presentata l'opportunità di rivisitare il suo design iconico.
La richiesta proveniva dalla Stola, uno studio di design torinese noto più per la produzione e la prototipazione che per le concept car, che voleva una show-car da mostrare nel suo stand al Salone di Torino.
Non è chiaro se l'idea di reinventare la Stratos sia stata o meno di Gandini (improbabile data la sua modestia e il suo apparente disinteresse per il passato), ma la ragione d'essere della nuova vettura era molto lontana dal briefing del design originale.
Stola voleva dare il benvenuto al nuovo millennio con un prototipo costruito con una nuova resina epossidica verniciabile ritenuta superiore e più versatile rispetto alle tradizionali tecniche di modellazione in argilla.
L'auto sarebbe stata chiamata “S81”, per celebrare l'ottantunesimo compleanno della società Alfredo Stola, ed anche perché inizialmente non erano autorizzati ad usare i nomi Lancia o Stratos in associazione con il design.
Il geniale disegnatore torinese non realizzò una copia in chiave moderna della Stratos, ma disegnò la Stola S81 cercando di aggiornare e reinterpretare i particolari di stile che avevano reso celebre l’antenata.
La forma a cuneo dell'originale era stata mantenuta, ma rafforzata sia nella forma del corpo che nella vetratura, per creare una sensazione molto più solida, quasi architettonica.
Così come la spettacolare mezzaluna avvolgente del parabrezza, con i montanti anteriori anneriti che conferiscono all'intero gruppo vetro l'aspetto di una elegante visiera.
Le proporzioni erano simili all'originale, con un passo leggermente più lungo ed una larghezza extra, che le consentivano di mantenere un’impronta quasi quadrata. La sua altezza era rimasta invariata, rendendo il suo assetto ancora più monolitico.
Ma, per tutte le somiglianze che si possono trovare, la S81 non era solo una riedizione della vecchia Lancia. I fari a LED, tra i primi del loro genere, erano stati modellati a forma di boomerang angolari.
In modo simile, le luci posteriori, disposte come una striscia di LED continua sulla fascia posteriore della vettura, sono state un'anteprima di alcune delle tendenze emergenti di oggi.
Il designer piemontese andò oltre gli aggiornamenti di rito. Reinterpretò anche il design dei cerchioni, utilizzando tre motivi circolari che si intrecciavano vicendevolmente all’altezza del coprimozzo.
Come show-car, per Stola la S81 ha avuto un discreto successo, ma non è mai stata pensata per essere più di un modello in scala reale. Nessun piano di produzione è mai stato redatto.
All’epoca la Stola non rivelò quale telaio venne utilizzato per il modello di stile. E’ noto invece che il motore prescelto fosse il V8 della Maserati 3200 GT, da 370 CV.
E la S81 oggi? È nella collezione dell'architetto e imprenditore milanese Corrado Lopresto (che possiede anche la Lancia Sibilo, a sua volta basata sull'originale Lancia Stratos ed anch'essa disegnata da Gandini), in compagnia di altre grandi vetture del glorioso passato italiano.
Fonte: ArchivioPrototipi.it
Image Credit: Stola - ArchivioPrototipi.it