Definita “la madre di tutte le berlinette” da Paolo Pininfarina, nipote dell'uomo che ha fondato la società che porta il suo nome, la Ferrari P6 del 1968 è un prototipo sempre rimasto un po’ nell’ombra, ma in realtà è considerato come l’anello mancante tra i modelli Dino 206/246 e la fantastica Ferrari Berlinetta Boxer.
Leonardo Fioravanti, ingegnere-designer entrato alla Pininfarina nel 1964, ebbe un ruolo fondamentale nella creazione della P6. La vettura vista dalla parte anteriore può quasi essere confusa con un modello di produzione regolare perché il suo muso affilato ed allungato e le sue luci rettangolari Carello sono state un’anteprima del linguaggio stilistico che ha caratterizzato la gamma Ferrari durante gli anni '70.
Caratteristici i passaruota che sporgono sopra il cofano molto basso, quasi a suggerire che il motore è altrove. Questi segnali di stile sembravano preparano il terreno per una coupè in puro stile Ferrari, ma molte cose erano abbastanza insolite, come il parabrezza molto inclinato che scorre con un linea del tetto molto lunga, quasi da “fastback”.
Rispetto ad altri prototipi Ferrari presentati in quegli anni, la P6 si presentava molto più sobria, elegante nelle sue linee fluide.
Per la P6 era previsto un V12 da 3 litri montato in posizione centrale-posteriore abbinato ad un cambio a cinque marce. I lunghi condotti scolpiti su entrambi i lati avrebbero dovuto dare aria al V12, ma il vano motore avrebbe anche ricevuto aria anche dalla sottile griglia frontale attraverso un tunnel integrato nel sottoscocca.
All'epoca però, Enzo Ferrari non sopportava l'idea delle auto a motore centrale posteriore e quindi la P6 era destinata a rimanere solo uno studio di stile, che però conteneva i prodromi delle future berlinette Ferrari. E la Berlinetta Boxer del 1971 ne è l’esempio, anche se a prima vista potrebbe sembrare completamente diversa.
Fonte: Pininfarina
Image Credit: ArchivioPrototipi.it