La Dunja del 1971 non è nata dall'idea di sostituire la Lancia Fulvia Coupè.
Tuttavia rimaneva spazio per la versione ancora più sportiva, anzi da competizione. Sull'onda dei successi ottenuti nei rally dalle fenomenali Lancia Fulvia HF, fu la stessa Squadra corse della Casa che a un verto punto incoraggiò alcuni creativi dell'area torinesea formulare proposte in questo senso. Fu così che in un breve intervallo Ghia, Bertone e Aldo Sessano in tandem con Sergio Coggiola presentarono le loro ipotesi di una Fulvia coupè a due posti secchi specificamente concepita per le corse.
La proposta del tandem Aldo Sessano e Sergio Coggiola fu la più vicina all'impostazione della vettura di serie perchè non ricorse a difficili e costosi spostamenti dei gruppi meccanici, ma conservò l'autotelaio originale attuando solo due modifiche di relativa scarsa importanza.
La difficoltà di risolvere validamente un tema impegnativo come quello di una Fulvia da corsa, spinse il designer ad allungare e abbassare il profilo longitudinale per migliorare l'efficenza aerodinamica e per ridurre la sezione maestra.
In conseguenza di questa scelta dovette ricorrere alla sostituzione del radiatore dell'acqua con uno di superficie e portata equivalente, ma molto più largo e basso.
La maggiore rastremazione dello sbalzo anteriore richiese poi la sporgenza della sua superficie dorsale in corrispondenza degli irriducibili ingombri del motore e dei suoi accessori che non potevano essere compressi sotto il cofano.
Dal punto di vista stilistico questa soluzione risultò in ogni modo felice perchè era capace di evocare visivamente "potenza" (la bugna del motore) e il "tiro" (la trazione anteriore).
La riduzione dell'altezza massima della carrozzeria rispetto al suolo determinò parametri diversi per l'abitabilità, imponendo un assetto più disteso per i passeggeri e la conseguente necessità di abbassare il piantone dello sterzo di 5 cm e di arretrare i sedili di 3.5 cm.
Questi interventi, oltre a quello sul radiatore, furono le sole modifiche attuate sull'autotelaio della Fulvia Coupè, mentre la pedaliera e la posizione della leva del cambio rimasere quelle originali.
Dai bozzetti preparatori di Aldo Sessano si vide che la carrozzeria avrebbe calzato gli ingombri meccanici come un guanto. Quindi non ci sarebbe stato margine per tolleranze dimensionali eccessive o per improvvisazioni dell'ultimo momento.
Prima di passare al disegno esecutivo in scala 1:1, Sergio Coggiola eseguì un precisissimo rilevamento delle quote critiche dell'autotelaio e della ossatura del portante della carrozzeria, con lo scopo di trovare i limiti per mantenere inalterate la forma esterna e l'abitabilità interna di quali erano state indicate da Sessano dei figurini prescelti per la realizzazione.
Partendo da dati ottenuti da questi rilievi, Sessano elaborò il disegno di forma naturale, verificando che le soluzioni immaginate fossero compatibili con la realtà dell'autotelaio ed eventualmente adattandole con il minimo dei compromessi dove era necessario.
Lo stile della Dunja è coerente con la "linea a cuneo" divenuta di moda negli anni Settanta, ma presenta anche molti spunti originali, come la fiancata che sale senza soluzione di continuità fino allo spigolo del tetto, il lunotto quasi perfettamente verticale e il gradino fra l'abitacolo e la coda verniciato in tinta contrastante, che allegerisce l'insieme e contemporaneamente è dotato di fessure e funziona come un estrattore di aria viziata dall'abitacolo.
Fonte: ArchivioPrototipi.it - Lancia Italia
Image Credit: Coggiola