Nel 1962 il dibattito sulla presunta sicurezza della Corvair è appena iniziato e non si conoscono ancora i risvolti futuri. Una controversia che ha l'effetto di accentrare l'attenzione sul modello Chevrolet degli addetti al settore, tanto che molti carrozzieri iniziano a considerare la possibilità di creare delle concept su base Corvair.
Tra queste la Bertone, desiderosa di farsi conoscere oltreoceano. Un territorio che si è rilevato importante per la ripresa delle attività nel secondo dopoguerra, quando l'azienda fondata da Giovanni sigla un accordo con l’imprenditore Stanley Arnolt per “vestire” telai Aston Martin, MG e Bristol.
Nel contempo la stessa GM vuole promuovere la Corvair nel Vecchio Continente con proposte pensate per il mercato europeo, tanto che per molti è lo stesso Bill Mitchell, direttore del Centro Stile GM, a fornire i telai a varie carrozzerie, compresa la Bertone.
Entrato in possesso del telaio nell'inverno del 1962, Nuccio è deciso a realizzare un prototipo su base Corvair in tempo per il tradizionale appuntamento di inizio marzo al Salone di Ginevra. I tempi, quindi, sono strettissimi e per velocizzarli il patron Bertone affida l'incarico di sviluppare la concept ad un suo giovane designer senza porgli alcun vincolo.
E' Giorgetto Giugiaro, 24 anni appena, gli ultimi tre passati alla corte di Nuccio dopo l'esperienza in Fiat con Dante Giacosa. Il talento di Garessio si mette subito al lavoro con la consapevolezza che non dovrà pensare soltanto allo stile, ma pure a cercare di a rimediare al difetto del modello di origine, quello della stabilità e della tenuta di strada.
Giugiaro inizia accorciando e rinforzando il telaio della Corvair Monza, mentre deve lasciare invariata la meccanica costituita dal citato 6 cilindri boxer di 2,4 litri montato dietro. In compenso per incrementare la dinamica abbassa il baricentro e interviene sulla distribuzione dei pesi alleggerendo l'avantreno per dare più “grip” alla trazione posteriore.
Per lo stile il giovane designer opta per forme tondeggianti che esaltano l'aerodinamica, compresa quella laterale che aveva generato perplessità sulla Monza. La linea è divisa in due dalla demarcazione lungo la fiancata con la parte superiore che assomiglia al guscio di una testuggine. Un'assonanza che conferisce il nome al prototipo, denominato Chevrolet Corvair Testudo, nome latino della tartaruga.
In soli due mesi la concept è pronta. Nuccio è entusiasta, non tanto per l'obiettivo raggiunto, ma soprattutto per l'esito finale che ritiene all'avanguardia.
Grande clamore lo suscita il 3 marzo 1963, giorno dell'apertura del Salone di Ginevra, dove la Testudo è giunta su strada guidata direttamente da Nuccio. A confermare l'apprezzamento per la concept è la l'accalcarsi di fotografi che si crea rapidamente intorno alla creatura di Giugiaro.
A stupire sono il profilo basso e filante, molto equilibrato nel suo insieme e con un lungo cofano che, a differenza di altre “tutto dietro”, come l'Alpine A110 o la Porsche 356, fa presupporre la presenza del motore nell'avantreno.
Piacciono pure le due cupole per accedere al vano motore e nell'abitacolo, con quest'ultima incernierata davanti e con parabrezza avvolgente e tetto trasparente in plexiglas. Tra le altre innovazioni stilistiche citiamo anche i gruppi ottici anteriori rotondi che ruotano all'insù e quelli posteriori, realizzati per la prima volta in policarbonato, inseriti nei paraurti.
L'interno è un tripudio di pelle, la plancia è molto sottile e prosegue formando una specie di L rovesciata, su cui sono disposti il contagiri e l'indicatore di velocità e della benzina, davanti al volante, dalla insolita forma rettangolare, ci sono solo le spie principali, lo specchietto retrovisore è vincolato al cruscotto, mentre una grande maniglia è posta davanti al passeggero.
Fonte: ArchivioPrototipi.it
Image Credit: Carrozzeria Bertone - ArchivioPrototipi.it