La maggiore sorpresa del 1970 in tema di design automobilistico rimane indiscutibilmente quella suscitata da un prototipo avveniristico, la Stratos 0, nel quale Bertone profonde nuova ispirazione. Tutto comincia dall'idea di montare il gruppo motopropulsore di una Lancia Fulvia 1.6 HF su un pianale di nuova concezione.
Per non vincolare la mano del disegnatore nel definire le linee della carrozzeria, tutti gli organi meccanici furono collocati in posizione ribassata. Grazie a tale disposizione Bertone poté realizzare un prototipo dall’esasperata linea a cuneo alto solamente 840 mm, per una lunghezza di 3580 mm.
La presenza delle quattro ruote costituisce l'unico riferimento concettuale all'idea corrente di automobile. Le marcate sagomature laterali, che esasperano la linea a cuneo, e l'andamento a triangolo, sul tetto, degli sfiati d'aria, accentuano il divario visivo rispetto agli stilemi classici dell'automobile.
Le soluzioni tecniche adottate sono stupefacenti: la doppia finestratura laterale, i gruppi ottici anteriori e posteriori, l'accesso all'auto, che impone di aprire il frontale della vettura per camminarvi all'interno fino al sedile di guida.
Grazie alla presenza di un dispositivo idraulico, il piantone dello sterzo ruotava in avanti e consentiva al pilota di accomodarsi più agevolmente al posto guida. Tramite lo stesso piantone si comandava poi l’apertura del portello dall’interno dell’abitacolo.
La strumentazione, raccolta in un unico pannello appoggiato sul passaruota anteriore sinistro, evidenziava un disegno avveniristico. Il volante, realizzato dalla Hellebore-Gallino, era costituito da un semplice anello rivestito in pelle al cui centro spiccava una sfera in materiale espanso. I sedili anatomici avevano la parte superiore dello schienale ribaltabile: in tal modo risultavano raggiungibili sia il minuscolo vano bagagli sia il ruotino di scorta.
La visibilità laterale e posteriore non era stata certo una priorità dei progettisti. Il lunotto era infatti di dimensioni a dir poco esigue e il cofano motore, dall’originale motivo alettato a V, ostruiva quasi del tutto la visuale. Anche gli specchietti retrovisori esterni, ricavati nei parafanghi anteriori, avevano una superficie del tutto insufficiente. Per la fanaleria erano state sviluppate soluzioni inedite.
Anteriormente risaltava un’unica fascia luminosa, larga quanto la vettura, alimentata da dieci proiettori, mentre le luci posteriori formavano un anello che incorniciava il radiatore. In effetti, osservando la “Stratos” si aveva la netta sensazione di trovarsi di fronte a una scultura, a un’astrazione del concetto di automobile piuttosto che a una concreta proposta per l’industria del settore.
La "Stratoline" - come Nuccio Bertone la battezza in un primo momento - non è solo un esercizio di stile, ma un esperimento per riprogettare da zero il concetto stesso di automobile.
Fonte: ArchivioPrototipi.it
Image Credit: Carrozzeria Bertone