Agli inizi degli anni Novanta, all'apice della moda delle GT estreme, anche il noto produttore giapponese di moto tentò la carta della dream car stradale.
Cuore di tutto il progetto era il motore V12 di Formula 1, montato sulle Brabham e poi sulle Jordan da Gran Premio, debitamente depotenziato a 400 Cv a 10.000 giri/min.
Molti, forse troppi, sono stati i padri del progetto OX99-11, seguito dal dipartimento forniture sportive di Yamaha, ingegnerizzato dall'inglese IAD e affidato alla Ypsilon Technologies di Milton Keynes.
L'idea era quella di realizzare una formula uno per uso stradale, con ruote coperte e vestita da una minimale carrozzeria arrotondata con un vistoso airscope.
Il telaio è una "vasca" in fibra di carbonio con il motore direttamente montato sulla paratia posteriore; la carrozzeria è in pannelli di alluminio fatti a mano con tecniche di laminazione tradizionali.
Cambio a 6 marce transaxle con differenziale autobloccante, freni AP Racing a 6 pistoni all'anteriore e 4 al posteriore con dischi in ghisa.
Ruote in lega di magnesio con pneumatici Goodyear F1, 245/40 R17 all'anteriore e 315/35 R17 al posteriore.
Sotto l'unica portiera ad ala di gabbiano trovava posto un sedile centrale per la guida e uno strapuntino laterale/posteriore per l'ipotetico passeggero.
Ne furono costruiti tre esemplari. I tre prototipi realizzati rispondono ai nomi di "K2 OXY" (colore rosso, telaio 001), "K3 OXY" (colore verde, muletto di prova, telaio 003) e "K1 OXY" (colore nero, per presentazione alla stampa, telaio 007).
Fonte: ArchivioPrototipi.it
Image Credit: Scion